Far sì che le aziende rispondano dei loro impatti sulle persone e sul pianeta e garantire accesso alla giustizia alle vittime di tali abusi, con particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili come donne, migranti, e popolazioni indigene. Sono questi gli obiettivi di Impresa 2030: Diamoci una regolata, la campagna a cui abbiamo deciso di aderire e che ci vede al fianco di altre 10 organizzazioni (ActionAid Italia, Banca Etica, Campagna Abiti Puliti, Equogarantito, Fair, Focsiv, Human Rights International Corner, Mani Tese, Oxfam, Save the Children).
Lo facciamo perchè riteniamo necessario obbligare le imprese a rispettare le persone e l’ambiente, tutelando dunque i diritti umani, proteggendo gli ecosistemi e la biodiversità e tagliando radicalmente le missioni di CO2.
Un’azione in questo senso è più urgente che mai perché le iniziative volontarie delle imprese non sono sufficienti e i comportamenti scorretti danneggiano tutti noi, incluse le tante imprese virtuose che subiscono una concorrenza sleale. Questa necessità è confermata anche dai e dalle giovani: secondo l’indagine condotta nell’ambito della nostra campagna #ClimateOfChange, il 77% dei giovani intervistati pensa che le nostre abitudini di consumo non siano sostenibili e che sia necessario un modello economico diverso e più sostenibile. In questo frangente, il 52% dei/delle giovani pensa che sia responsabilità delle aziende rispondere e affrontare il cambiamento climatico.
Chiedere alle aziende di adottare condotte responsabili e rispettose dei diritti umani e dell’ambiente è un elemento fondamentale per garantire una giustizia ambientale, climatica e sociale a livello globale.
L'impegno di WeWorld
WeWorld lavora da 50 anni in 25 Paesi nel mondo per la promozione dei diritti di ogni persona e comunità, cercando risposte e soluzioni agli squilibri e disuguaglianze globali. Abbiamo dunque l’opportunità di vedere sul campo le conseguenze di un modello economico non rispettoso dei diritti umani e dell’ambiente, associando gli impatti negativi sull’ambiente, sulla vita e sui diritti delle persone che l’attuale sistema di produzione e distribuzione può portare a diverse latitudini attraverso le attività commerciali e catene di fornitura globali. Lo vediamo, ad esempio, attraverso il nostro progetto Alianza de Oro dalle comunità in America Latina che subiscono gli impatti dell’aggressivo sfruttamento delle loro risorse, o dalle migrazioni indotte dai cambiamenti climatici (progetto Climate of Change) che spesso, come nel Sud-Est Asiatico, costringono migliaia di persone a lavorare troppo spesso senza diritti, in condizioni di sfruttamento e/o di schiavitù moderna. Con il progetto Our Food Our Future, abbiamo osservato questi fenomeni anche da vicino, nelle campagne italiane, dove spesso lavoratori e lavoratrici migranti sono vittime del fenomeno del caporalato, di sfruttamento, discriminazione e violenze.
Chiediamo che la Commissione europea presenti senza ulteriori ritardi una legge che obblighi le aziende a rispettare i diritti umani e l’ambiente lungo le catene di approvvigionamento globali attraverso un processo di due diligence (in italiano “dovuta diligenza”). Una legge europea sulla due diligence avrebbe l’obiettivo di imporre a tutte le aziende – dai giganti dei combustibili fossili e dell’agro-business, a quelli della moda e dell’hi-tech – di dotarsi di politiche e comportamenti efficaci nel garantire che i diritti umani e gli ecosistemi non siano violati né dalle operazioni da loro direttamente intraprese, né all’interno delle lunghe catene di fornitura di cui si avvalgono a livello globale.
L’Italia deve fare la sua parte per assicurare che le attività delle aziende non causino violazioni dei diritti umani e danni all’ambiente e non contribuiscano al cambiamento climatico, promuovendo una nuova cultura di impresa e finanza, in linea con l’Agenda 2030 e gli Accordi di Parigi sul clima.
In particolare, chiediamo all’Unione europea e all’Italia che la futura Direttiva europea sulla due diligence obbligatoria delle aziende in materia di diritti umani e ambiente contenga, come minimo, i seguenti elementi:
- Una legge intersettoriale che copra l’intera catena del valore. Le aziende, a prescindere dal settore, devono essere obbligate a rispettare i diritti umani e l'ambiente, nelle loro operazioni, rapporti commerciali e lungo l’intera catena globale del valore (compresi i fornitori e i subappaltatori) attraverso un processo continuo di due diligence.
- Accesso alla giustizia e l’inversione dell’onere della prova dalle vittime alle aziende. Gli Stati dovrebbero garantire un efficace accesso alla giustizia per le vittime e i soggetti più vulnerabili (inclusi quelli nei paesi extraeuropei), quali donne, migranti, bambini, popolazioni indigene, e altri gruppi maggiormente discriminati e vulnerabili.
- Adeguati meccanismi di monitoraggio e attuazione della legge. Istituzione di appropriati meccanismi (comprensivi di staff competente, risorse finanziarie adeguate e spettro ampio di azione con mandato di indagine) intesi a garantire l’attuazione e l’osservanza della normativa a livello nazionale europeo, prevedendo sanzioni proporzionali in caso di difformità e non compliance.
- Responsabilità civile. Un regime di responsabilità civile delle aziende in caso di violazione dei diritti umani e dell'ambiente affinché possano rispondere dei danni causati e garantire risarcimento adeguato alle vittime.
- Un ampio campo di applicazione. La legge dovrebbe includere coprire anche le PMI, prevedendo adeguate misure di sostegno e supporto nell’applicazione della Direttiva.
- Adeguato stakeholder engagement e consultazione. La consultazione (e consenso libero, previo e informato, se necessario) di tutte le parti interessate, quali comunità locali, popolazioni indigene, lavoratori/lavoratrici, sindacati, società civile - inclusi quelli dei Paesi terzi dove l’azienda opera o ha partner commerciali - nell’intero processo di due diligence.
- Assicurare un ruolo alla società civile e dei sindacati nei meccanismi di assessment dei rischi e monitoraggio di applicazione della legge.
- Gender-based approach. La legge deve garantire un’attenzione alla dimensione di genere continua e trasversale.
- Difensori dei diritti umani e dell’ambiente. La legge deve tutelare e proteggere i difensori dei diritti umani e ambientali contro possibili ripercussioni (minacce, reati etc.) riguardanti denunce su abusi e violazione dei diritti umani e ambientali ad opera delle imprese che devono praticare la due diligence.
- Trasparenza e accountability. La legge deve richiedere la puntuale e sostanziale comunicazione da parte delle aziende delle informazioni relative ai loro processi di due diligence e delle loro filiali/partner/fornitori operativi e commerciali.