Da più di 13 anni WeWorld è attivo in Kenya, Tanzania e Mozambico. A partire da marzo 2023, stiamo promuovendo il progetto Kujenga Amani Pamoja – Costruiamo la pace insieme, co-finanziato dall’Unione Europea, nella Costa Swahili, zona costiera condivisa da Kenya, Tanzania e Mozambico: territori accomunati da una forte instabilità socioeconomica e politica, che comporta a sua volta anche la marginalizzazione delle fasce più fragili. Diffusa, di conseguenza, è la disoccupazione: causa spesso di estremismo e radicalizzazione. Per far fronte a questa crisi, WeWorld sta promuovendo un intervento incentrato sulla società civile con l’obiettivo di rendere le giovani e i giovani consapevoli dei conflitti in corso e avvicinarli all’idea di pace. Grazie all’uso dei media e delle arti, donne e uomini vengono resi partecipi della lotta contro tensioni e discriminazioni, diventando promotori di pace, giustizia sociale ed uguaglianza di genere.
PHOTOVOICE: l’attività partecipata per giovani fotografe
All’interno del progetto Kujenga Amani Pamoja si inserisce PHOTOVOICE, realizzato in Kenya, Tanzania e Mozambico da febbraio a maggio 2024. Si è trattato di un’attività partecipata che ha coinvolto 32 giovani donne tra i 18 e i 35 anni, coordinate dalla fotografa italo-francese, Myriam Meloni e tre fotografe professioniste locali. Quest’ultime: Halima Gongo, giornalista in ambito multimediale della contea di Kwale in Kenya, Gertrude Malizeni, filmmaker e artista multidisciplinare da Dar Es Saalam, e Nelsa Guambe, artista della provincia di Inhambane in Mozambico. Perché un workshop di sole donne? Le società di Kenya, Tanzania e Mozambico sono generalmente patriarcali, con una chiara distinzione tra il ruolo degli uomini e quello delle donne. Le donne sono considerate responsabili del mantenimento della casa e della cura dei bambini, e in genere godono di minori privilegi nella società rispetto agli uomini. Il progetto ha quindi adottato un approccio inclusivo affinché le donne non fossero più vittime di discriminazione ma diventassero soggetti attivi e portavoce della propria esperienza. Attraverso questo progetto, infatti, le protagoniste hanno avuto modo di condividere la propria testimonianza e di scambiare tra loro i propri punti di vista. Ciascuna con la sua personale prospettiva, queste giovani donne hanno cercato di rappresentare la loro idea di pace e conflitto tramite la fotografia.
Il workshop è iniziato con un primo corso di formazione incentrato sull’immagine: a partire dalle conoscenze riguardo l’uso tecnico della macchina fotografica, le partecipanti hanno avuto modo di acquisire maggior consapevolezza riguardo la forza comunicativa della fotografia. Si è passati così alla parte pratica: lo scatto. Ogni volta si è cercato di comprendere quali fossero le possibili cause di conflitto e crisi all’interno della comunità e portarle alla luce attraverso la fotografia.
Kenya
Nella comunità di Kwale, in Kenya, sono stati individuati gli stereotipi di genere come principale ostacolo all’emancipazione, allo sviluppo e alla pace. Così, attraverso la fotografia, le partecipanti hanno avuto la possibilità di farsi protagoniste e di reinterpretare le attività, solitamente svolte dagli uomini, con uno sguardo femminile. Si ha avuto quindi l’occasione di sfidare convenzioni e stereotipi di genere che limitano le possibilità della comunità femminile. Un esempio possono essere gli spazi informali, detti maskanis, solitamente frequentati da uomini e ragazzi, oppure i bodabodas, motociclette che svolgono un ruolo cruciale nel servizio trasporti. Durante le attività, le partecipanti si sono appropriate di questi spazi e mezzi, rovesciando una radicata logica patriarcale. Inoltre, la fotografa Myriam Meloni ha utilizzato un indumento tipico della Costa Swahili durante i suoi workshop: il cosiddetto kanga, che riveste all’interno della comunità un ruolo sociale in quanto avente la funzione di trasmettere un messaggio educativo e/o sociale. In questo caso, coprendo il volto dei soggetti con il kanga, la creazione fotografica è riuscita a trasmettere un messaggio di empowerment femminile, riscatto e speranza verso l’intera comunità.
Tanzania
In Tanzania, soprattutto nei villaggi costieri, la coltivazione delle alghe viene gestita principalmente da donne. Pertanto, tale lavoro è diventato uno strumento chiave di empowerment femminile in quanto dà la possibilità di migliorare sia la propria condizione economica che il ruolo sociale all’interno della comunità. Tuttavia, nonostante questo lavoro porti numerosi benefici alla collettività, continua ad essere sottostimato e sottopagato: l’importanza di quest’attività, infatti, non viene riconosciuta e questo porta ad un conflitto perpetuo tra coltivatrici di alghe e pescatori, che lavorano nelle stesse aree. Al fine di spezzare questa routine conflittuale, le partecipanti hanno voluto incentrare il progetto fotografico sulla coltivazione di alghe, focalizzando l’attenzione sulle aree maggiormente a rischio come quella di Mkinga. Tramite la fotografia hanno voluto denunciare la mancanza di riconoscimento nei confronti di questo lavoro e sottolineare, allo stesso tempo, gli svariati benefici ad essa collegati. Inoltre, come in Kenya, anche in Tanzania durante i workshop si sono presi in considerazione degli accessori tipici del posto, ovvero i vipepeo: ventagli decorati con messaggi, colori e simboli di pace.
Mozambico
Infine, in Mozambico, PHOTOVOICE è stato svolto presso la comunità di Chiúre, nella provincia di Cabo Delgado. Le partecipanti hanno lavorato all’interno delle loro comunità, ovvero in Nankumi, Marrocane, Najua, Mekulane, Marrupa e Ocua, dove hanno focalizzato la loro attenzione sulle diverse forme di pace: le foto hanno catturato momenti collegati all’educazione, alla salute, ai riti di iniziazione, alla maternità e alle diverse forme di cultura. A partire da queste rappresentazioni sono stati poi creati dei collage, in cui i momenti di pace sono stati accostati agli episodi di violenza. Da queste creazioni si evince immediatamente l’impatto della discriminazione di genere sulla vita delle donne: la violenza domestica, il matrimonio forzato e la maternità precoce sono, infatti, fenomeni ancora ricorrenti e diffusi in queste zone. A questa condizione precaria, si aggiunge poi il conflitto in Cabo Delgado, che ha lasciato soprattutto la comunità femminile in una posizione vulnerabile ed esposta. Così, grazie all’attività di PHOTOVOICE, le partecipanti hanno avuto l’opportunità di denunciare questa crisi e di porre le basi per costruire un futuro più promettente.
Le mostre fotografiche nei 3 paesi
In vista della Giornata Internazionale della Pace, il 21 settembre, verranno organizzate 3 mostre nei paesi che hanno ospitato questo progetto:
- In Tanzania la mostra avrà luogo presso l’Urithi Heritage Museum, nella città di Tanga;
- In Mozambico l’esposizione sarà ospitata dalla Yopipila Center a Maringanha nella zona di Pemba 3032;
- In Kenya l’evento si terrà presso la Mvindeni Social Hall, nella contea di Kwale.
In occasione di ciascun evento saranno inoltre organizzati dei panel di discussione sulle tematiche di pace che coinvolgeranno le giovani fotografe, le comunità e le autorità locali.
Inoltre, dall’attività di PHOTOVOICE è nato “PHOTOVOICE: Women see many things”: poster-brochure che racconta tutta l’attività svolta negli scorsi mesi. Qua lo puoi trovare in allegato.