Per la sua prima edizione, dal 17 al 20 ottobre 2024, arriva a Bologna il WeWorld Festival – Film e racconti dai margini. Quattro giorni di cinema, talk, dibattiti e performance, gratuita e aperta a tutta la cittadinanza, per portare al centro dell’attenzione le storie di chi vive ai margini sociali e geografici del mondo.
In questa prima edizione del Festival protagonista indiscusso sarà il cinema. In collaborazione con la Cineteca di Bologna, infatti, le sale del Cinema Lumière e del Modernissimo ospiteranno oltre 15 tra corti, medi e lungometraggi da tutto il mondo, selezionati grazie alla doppia curatela di Carlotta Piccinini e Jonathan Ferramola, per dare voce a Paesi, comunità e lotte sociali che spesso non trovano spazio nei nostri schermi.
In palio, tre premi cinematografici su giustizia climatica (Premio Andrea Zani), genere (Premio Mai più invisibili) e diritti (Premio Giovanni Lo Porto), con tre giurie dedicate, a cui partecipano tra gli altri: Cathy la Torre, Valerio Nicolosi e Sabika Shah Povia.
Tutti i titoli proposti saranno in anteprima per Bologna, e tra questi, sono anche presenti 5 anteprime nazionali: The Feast, Fatme, Queer Exile Berlin, Periodical e La Lumière des Femmes.
La varietà delle tematiche e delle proiezioni proposte ci permetterà di aprire una finestra sul mondo e conoscere storie e realtà che altrimenti resterebbero inascoltate.
Si parlerà di Palestina e di Gaza, si andrà ad esplorare la vita e la storia delle popolazioni indigene, si seguirà il viaggio di persone costrette a lasciare la loro terra a causa del cambiamento climatico e di altre pronte a lottare fino alla fine per salvarla da quest’ultimo, si racconteranno storie di giovani attiviste che si battono per i loro diritti, per la loro libertà e per il loro empowerment.
“Sono profondamente appassionata del potere trasformativo del cinema documentario, in grado di ispirare equità, responsabilità e cambiamento. Per me, creare spazi dove le voci meno rappresentate possano emergere, è una priorità”. Carlotta Piccinini, curatrice programmazione cinematografica WeWorld Festival.
“La selezione di documentari che ho curato attorno ai temi dedicati alle migrazioni, alle battaglie per i diritti umani, alle vicende geopolitiche mediorientali o relative ai conflitti ambientali in corso nel pianeta provengono dai principali festival internazionali, da Amsterdam a Toronto, e sbarcano a Bologna, in molti casi come prime visioni assolute, a testimonianza che le storie di cinema sociale utilizzano un linguaggio internazionale e poliglotta, uniscono i popoli ed i loro vissuti e costruiscono ponti tra culture come forse nessun'altra arte riesce a fare. E tutto questo con la sola potenza di fuoco di un obiettivo puntato sul racconto diretto, senza censura e senza filtri". Jonathan Ferramola, curatore programmazione cinematografica WeWorld Festival.
Tra le proiezioni più significative e attese non possiamo non menzionare Diaries From Lebanon di Myriam El Hajii, The Buriti Flower di João Salaviza e Renée Nader Messora e Bye Bye Tiberias di Lina Soualem.
Nella giornata venerdì 18 ottobre sarà possibile assistere alla proiezione di Diaries From Lebanon, di Myriam El Hajj, il film, ambientato in Libano nel 2018, racconta un periodo di forti tensioni e rivolte, all’interno di questo contesto instabile sono tre le figure che catturano l’attenzione: Joumana, un’attivista femminista che si candida alle elezioni Parlamento libanese, sfidando un sistema politico che ha soffocato il suo Paese per quarant’anni. Nonostante venga ampiamente votata, alla fine trionfa la corruzione, alimentando la collera dei suoi elettori, fino a portare alla rivoluzione. Tra i rivoluzionari spicca la figura di Perla Joe, una donna impavida che diventa il simbolo della rivolta, dando voce ad una gioventù che lotta per trovare il proprio posto nella società. Infine, Georges, veterano della guerra civile libanese, custode di quel passato misterioso e violento che rivive aggrappandosi ancora alle sue illusioni di “gloria”. Sotto forma di diario, il film cattura quattro anni tumultuosi di una nazione in fermento che lotta per liberarsi dalle proprie catene e nella quale si sviluppano storie personali di lotta e di sopravvivenza.
Per saperne di più sulle proiezioni di venerdì 18 ottobre, consulta il programma completo qui.
Nella giornata di sabato 19 ottobre sarà invece possibile partecipare, gratuitamente, alla proiezione di The Buriti Flower. Si tratta di un documentario di João Salaviza e Renée Nader Messora, girato nell’arco di quindici mesi in diversi villaggi del territorio di Krahô, nel Brasile centrale. Vicinanza, creazione condivisa e militanza sono alla base di una narrazione collettiva che ripercorre ottant’anni di resistenza indigena contro le minacce dei cupé (i colonizzatori). In questa storia, passato e presente sono legati da una lotta che ritorna ciclicamente - i piani temporali si sovrappongono, memoria e resistenza diventano declinazioni di uno stesso gesto che si apre al futuro. Con un linguaggio cinematografico “anfibio” che opera comodamente sia sul terreno della realtà contemporanea sia nell'evocazione di una memoria sempre presente, tra nascite e vecchi massacri, la tensione si costruisce per rappresentare una lotta che si tramanda di generazione in generazione, resistendo a una violenza che ha assunto mille forme diverse e difendendo una terra e la possibilità di un futuro.
Per saperne di più sulle proiezioni di sabato 19 ottobre, consulta il programma completo qui.
Infine, nella giornata di domenica 20 ottobre ci sarà la proiezione del lungometraggio Bye Bye Tiberias, di Lina Soualem. Al centro della narrazione c’è la storia di Hiam Abbas, una donna che decide di lasciare il suo villaggio natale in Palestina e la sua famiglia per cercare di diventare un’attrice in Europa, e di sua figlia, Lina, che divenuta regista decide di tornare con la madre al villaggio e si trova a riflettere sulle scelte della madre, riscoprendo il coraggio che l’ha guidata nel compierle. Ambientato tra passato e presente, Bye Bye Tibérias mette insieme immagini di oggi, filmati di famiglia degli anni Novanta e archivi storici per ritrarre quattro generazioni di donne palestinesi audaci che mantengono viva la loro storia e la loro eredità grazie alla forza dei legami, nonostante l'esilio, l'espropriazione e il dolore.
Per saperne di più sulle proiezioni di domenica 20 ottobre, consulta il programma completo qui.
I nostri curatori cinematografici
Carlotta Piccinini è un'autrice, regista e video artista indipendente con un particolare focus sui diritti umani e di genere. Vive e lavora tra Bologna e Berlino. Alunna di ESoDoc (2024) e di Biennale College Cinema (2018), grazie alla sua formazione in Sociologia, Scienze Politiche, Diritti Umani e Comunicazione Sociale, ha incentrato la sua ricerca artistica nel ritrarre i gruppi più vulnerabili della società, come donne, migranti, rifugiati, minoranze etniche e di genere in vari paesi, tra cui Marocco, Tunisia, Haiti, Cambogia, Repubblica Dominicana e Kenya.
Ha scritto e diretto una vasta gamma di opere, tra cui documentari, serie, film sperimentali, film di finzione e video musicali selezionati in vari festival e gallerie nazionali e internazionali. Ha lavorato su produzioni internazionali per ARTE, History Channel, Current TV, Sky, Lifegate, El País, Le Figaro e La Repubblica. Da anni Piccinini collabora anche con diverse ONG come creatrice di campagne sociali ed è membro attivo dell'Associazione Cinematografica Elenfant e di EWA - European Women's Audiovisual Network. Il suo primo libro, pubblicato da Franco Angeli nel 2023, esplora le connessioni tra cinema di finzione e indagine sociale etnografica.
Jonathan Ferramola, giornalista, autore radiofonico, curatore cinematografico e copywriter. Vive a Bologna, dove collabora con Radio Popolare Network dal 2004. Negli anni ha poi preso parte a lavori con diverse agenzie di comunicazione, organizzazioni non governative e imprese sociali. Saltuariamente scrive e produce audio-documentari per Radio3Rai.
Ha fondato e diretto Terra di Tutti Film Festival dedicato al documentario sociale dal sud del mondo e dal 2017 al 2020 il Festival Resilienze, approfondimenti e riflessioni sui cambiamenti climatici e le grandi trasformazioni planetarie. Un emiliano in viaggio permanente, praticamente un Chatwin in pantofole.