In Italia dopo la nascita di un figlio le madri perdono il 53% dello stipendio nel lungo periodo.
Solo il 21% dei congedi parentali viene richiesto dai padri.
Indispensabile potenziare i congedi parentali e di paternità
Le proposte di WeWorld:
- congedo obbligatorio di paternità: 3 mesi retribuito all'80% per TUTTI i padri lavoratori
- congedo parentale come diritto autonomo: 5 mesi retribuito all'80% per TUTTI i padri lavoratori
Milano, 12 aprile 2021 – Serve un cambio di passo per dare finalmente una svolta all’occupazione femminile e all’empowerment delle donne in Italia, messe a dura prova dalla pandemia: per questo è indispensabile potenziare i congedi parentali e di paternità, di cui ancora troppi pochi padri usufruiscono nel nostro Paese, e promuovere una reale condivisione dei tempi di cura e accudimento famigliare.
È quanto sottolinea WeWorld - organizzazione italiana che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi – nel Policy Brief “Promuovere l’empowerment economico femminile attraverso i congedi di paternità e i congedi parentali per i padri”, che analizza la situazione italiana dei congedi di paternità (congedo riservato ai padri dipendenti al momento della nascita del figlio) e parentali (congedo per la cura dei figli fino al 12esimo anno di età) avanzando tre proposte per potenziare i congedi e favorire così l’empowerment femminile, sia dal punto di vista economico che socioculturale.
In Italia, infatti, come emerge dal Report di WeWorld, solo il 21% dei congedi parentali viene richiesto dai padri, a fronte del 79% dei congedi richiesti dalle madri.
La pandemia ha ulteriormente peggiorato la condizione già preoccupante delle donne italiane: nel nostro Paese, infatti, meno di 1 donna su 2 lavora, e i figli rappresentano ancora un ostacolo alla piena occupazione delle donne: l’11% delle madri non ha mai lavorato, e alla nascita dei figli, la quota di donne che abbandonano il lavoro è pari all’11% nel caso di un figlio solo, al 17% con due figli, al 19% con tre o più. A causa della pandemia, molte donne sono state costrette a farsi carico, spesso da sole, della cura di figli e anziani, rinunciando al lavoro o alla ricerca di impiego: 1 donna su 2 è stata costretta ad abbandonare piani e progetti per il futuro, contro 2 uomini su 5. Dopo la nascita di un figlio, le madri perdono il 53% dello stipendio nel lungo periodo.
Potenziare i congedi di paternità e parentali, secondo WeWorld, ha un duplice obiettivo: dal punto di vista economico, permetterebbe di aumentare l’offerta di lavoro femminile, ridurre il rischio di fuoriuscita dal mercato del lavoro dopo la maternità̀, aumentare le ore lavorate dalle donne e, dunque, il loro salario e auto-determinazione; dal punto di vista socioculturale, favorirebbe il superamento di una visione patriarcale della famiglia e dei tradizionali ruoli di genere, a favore di una più equa condivisione dei compiti di cura e accudimento.
“La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è ancora molto legata ai carichi familiari e il lavoro di cura continua a relegare le donne in posizioni di subalternità rispetto agli uomini. La fuoriuscita seppur temporanea dal mercato del lavoro, infatti, incide sulle possibilità di carriera, sugli stipendi, la formazione permanente.” commenta Elena Caneva, Coordinatrice del Centro Studi di WeWorld. “Per questo serve un cambio di passo sostanziale, affinché i compiti di cura e accudimento siano condivisi e la genitorialità̀ sia equamente esercitata. Il potenziamento dei congedi di paternità̀ e parentali porterebbe benefici considerevoli anche per la salute della madre, dei figli e del padre stesso. Creare un congedo parentale per i padri, in particolare, non solo avrebbe una ricaduta immediata in termini di conciliazione e condivisione, ma l’avrebbe anche in termini di occupazione femminile. ”
Entro il 30 andrà presentato alla Commissione Europea il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. È l’occasione per far sentire la nostra voce e iniziare alavorare su questo tema e introdurre cambiamenti radicali volti a promuovere i diritti delle donne e a favorire la parità di genere.
Le proposte di WeWorld
WeWorld avanza quindi 3 proposte di potenziamento dei congedi per i padri, che agiscono sia sull’aspetto socioculturale che su quello economico:
- Estendere la durata del congedo obbligatorio di paternità̀ retribuito all’80% da 10 giorni a 3 mesi, per garantire la piena condivisione dei compiti di cura e accudimento del/la nuovo/a nato/a. Il lavoratore può decidere, previa segnalazione al datore di lavoro, di utilizzare il congedo nella forma che più ritiene opportuna: ad esempio, 1 mese prima della data del parto e 2 dopo, o 3 mesi dopo.
- Introdurre un congedo parentale specifico per i padri e per le madri della durata di 5 mesi retribuito all’80%, riconosciuto come diritto autonomo quindi non cedibile all’altro genitore e utilizzabile fino ai 12 anni di vita del figlio. Ciò significa delineare una netta separazione tra congedo parentale per le madri (5 mesi) e congedo parentale per i padri (5 mesi). Per questo congedo, WeWorld propone una copertura dell’80% dello stipendio, che andrebbe a incentivarne l’utilizzo, finora scarso da parte dei padri[1].
- Estendere i congedi a tutti i lavoratori, non solo ai dipendenti ma anche ai lavoratori autonomi di ogni tipo e ai lavoratori dipendenti nel pubblico impiego, per superare l’ingiusta discriminazione che al momento permette solo ai lavoratori dipendenti di usufruire del congedo.
[1] Oggi il congedo parentale è retribuito al 30% fino ai 6 anni del bambino e al 0% dai 6 ai 12 anni e spetta ai genitori naturali, che siano in costanza di rapporto di lavoro, entro i primi 12 anni di vita del bambino per un periodo complessivo tra i due genitori non superiore a dieci mesi (massimo 6 per ciascuno). I mesi salgono a 11 se il padre lavoratore si astiene dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato di almeno tre mesi. Tale periodo complessivo può essere fruito dai genitori anche contemporaneamente.