Nel 2011, le Nazioni Unite hanno istituito l’11 ottobre come la Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze. Questa giornata riveste un'importanza cruciale, poiché intreccia le questioni di discriminazione di genere con quelle legate all'età, promuovendo e sostenendo la piena realizzazione di bambine e ragazze ed evidenziando, al tempo stesso, le sfide uniche che devono affrontare in vari contesti.  

Il tema della giornata di quest’anno è "La visione delle bambine per il futuro", e mira ad amplificare le loro voci, capacità e possibilità.  Ancora oggi, bambine e ragazze in tutto il mondo devono affrontare numerosi ostacoli per affermare ed esercitare i propri diritti e realizzarsi pienamente. Tra questi, vi è spesso la difficoltà di vivere serenamente e con dignità il proprio ciclo mestruale a causa di stereotipi e discriminazioni che circondano le mestruazioni.  

Stigma e tabù sulle mestruazioni: una barriera al futuro di bambine e ragazze 

Stigma, stereotipi e tabù che vedono le mestruazioni come segno di debolezza, vergogna e sporcizia, si traducono in profonde disuguaglianze di genere con conseguenze particolarmente gravi per bambine e ragazze, che sono maggiormente esposte alla marginalizzazione, al controllo sociale e alla violenza di genere. 

A causa dello stigma che circonda le mestruazioni, molte persone che le hanno ne parlano sottovoce, nascondono i prodotti mestruali per l’imbarazzo, si vergognano delle eventuali macchie di sangue, fino a rinunciare a partecipare alle attività sociali, ad andare a scuola o al lavoro.   

In molti paesi, bambine e ragazze smettono di andare a scuola all’arrivo della prima mestruazione perché non sempre possono acquistare i prodotti mestruali (come assorbenti o tamponi) di cui avrebbero bisogno, o accedere a bagni puliti e sicuri per cambiarsi.  In questo modo, si riducono le opportunità educative e sociali e le loro prospettive future. 

Salute mestruale e povertà mestruale 

La salute mestruale è intesa come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale in relazione al ciclo mestruale, e riguarda tutte le sfide che deve affrontare chi ha le mestruazioni: l’accesso a informazioni accurate e adatte a ciascuna età sul ciclo mestruale, la possibilità di prendersi cura del proprio corpo durante le mestruazioni, di vivere in un ambiente positivo e rispettoso del ciclo mestruale, libero da tabù e disagio psicologico, e dove si possano prendere decisioni libere e informate.   

Proprio perché il ciclo mestruale è un processo fisiologico che può dire molto sulle condizioni di salute della persona che lo vive, è stato riconosciuto dalla comunità internazionale come un indicatore importante della salute generale e del benessere complessivo delle donne, delle ragazze e, in generale, di tutte le persone che hanno le mestruazioni. Parlare di salute mestruale significa riconoscere che il ciclo mestruale è collegato a un’ampia serie di diritti umani, dalla salute alla dignità, dalla libertà di scegliere per il proprio corpo all’informazione, dalla privacy all'educazione. Tuttavia, le sfide sono ancora tante e riguardano diversi fronti: per riferirsi a questa pluralità di barriere e ostacoli, utilizziamo il termine “povertà mestruale”, un concetto già esistente, ma di cui abbiamo ampliato la definizione per includere le diverse e molteplici barriere che ostacolano la salute mestruale. 

Solitamente si usa il termine “povertà mestruale” per attirare l’attenzione sull’intersezione tra accesso adeguato e informato ai prodotti mestruali e status socioeconomico.  Tuttavia, il termine può spesso apparire riduttivo perché collega l’incapacità di gestire le mestruazioni esclusivamente ai vincoli finanziari. Il rischio, infatti, è che insistendo sul collegamento tra povertà e ciclo mestruale, visto come la ragione biologica per cui donne, ragazze, bambine e altre persone che hanno le mestruazioni sperimentano la povertà, si finisca per ignorare come l’esperienza e la gestione delle mestruazioni sia riconducibile a sfide più ampie legate alla salute, al benessere e alla partecipazione sociale. 

Bambine e ragazze, in particolare, incontrano molteplici ostacoli alla normalizzazione della salute mestruale: in tanti contesti, infatti, l’elevato costo dei prodotti mestruali li rende dei beni di lusso, che molte non possono permettersi; le scuole, i luoghi di lavoro e, in generale, gli spazi pubblici non sono equipaggiati con strutture e servizi adeguati alla gestione delle mestruazioni, spesso carenti di acqua corrente, sapone e carta igienica; inoltre, tabù e stigma circondano ancora l’argomento, di cui si parla molto poco e di solito in modo negativo. La mancanza di un’educazione alla sessualità e all’affettività tra i/le più giovani limita la consapevolezza di sé e la conoscenza del proprio corpo e dei suoi meccanismi. 

Di conseguenza, durante le mestruazioni, molte bambine e ragazze sono costrette a perdere giorni di scuola, a rinunciare a partecipare ad attività sociali e sportive, o a viverle provando vergogna e imbarazzo, venendo così discriminate e marginalizzate e compromettendo il proprio benessere e la propria salute. 

Il legame tra mestruazioni, diritto all’educazione e violenza di genere

Inoltre, in diverse società, il menarca – la comparsa della prima mestruazione – ha anche una valenza sociale, e sancisce il passaggio dallo stato di bambina a quello di donna. Di conseguenza, l’inizio delle mestruazioni porta spesso con sé nuove aspettative su come bambine e ragazze dovrebbero comportarsi e interagire con gli altri, in particolare con i ragazzi e gli uomini. In alcuni casi, infatti, bambine e ragazze possono essere maggiormente esposte alla violenza di genere, come i matrimoni precoci forzati, le gravidanze precoci e le mutilazioni genitali femminili, con gravi ripercussioni in termini di accesso all’educazione, partecipazione sociale e salute.  

Questo accade soprattutto nei casi di maggiore vulnerabilità economica, in cui i matrimoni precoci forzati, a cui seguono spesso gravidanze precoci, possono rappresentare uno strumento per far fronte alle condizioni di fragilità, e le famiglie possono decidere che le mestruazioni siano un segno che la figlia è pronta per il matrimonio. Come conseguenza, bambine e ragazze sono costrette a lasciare la scuola e interrompere la propria educazione, diventano più vulnerabili alla violenza, alla discriminazione e agli abusi, e hanno quindi minori possibilità di partecipare attivamente alla vita economica, politica e sociale. Inoltre, le gravidanze precoci rappresentano un rischio per la salute, presentando, spesso, tassi di morbilità e mortalità materna superiori alla media. 

La nostra indagine sulla povertà mestruale in Italia 

Da anni lavoriamo in Italia e nel mondo per garantire e salvaguardare la salute mestruale di bambine e ragazze. Quest’anno abbiamo deciso di realizzare uno studio che potesse far luce sulle discriminazioni e lo stigma che ancora oggi circonda le persone con le mestruazioni, “enCICLOpedia. Le cose che dovresti sapere sulla giustizia mestruale”. Questo comprende la prima indagine sulla povertà mestruale in Italia: a febbraio abbiamo condotto un sondaggio di opinione, realizzato in collaborazione con Ipsos, su un campione di 1.400 individui (di cui 700 donne e 700 uomini) tra i 16-60 anni, rappresentativo della popolazione italiana, per indagare la povertà mestruale e sviluppare proposte concrete per garantire la dignità di tutte le persone che hanno le mestruazioni.  

Dal sondaggio è emerso che più di 4 persone su 10 non si sentono mai, o solo raramente, a proprio agio a pronunciare le parole “mestruazioni” e “ciclo mestruale”. Di fronte al silenzio che circonda le mestruazioni e alla difficoltà anche solo nel nominarle, all’arrivo del menarca, 4 persone su 10 avevano solo una vaga idea di cosa fosse, o in alcuni casi, nessuna.  

Non tutte le persone hanno sempre la possibilità di utilizzare i prodotti mestruali che desiderano o di vivere le mestruazioni dignitosamente, accedendo a spazi sicuri e puliti. Il 16% del campione ha dichiarato di non potere mai, o solo raramente, permettersi di acquistare i prodotti mestruali desiderati, e solo il 15% ha/aveva sempre la possibilità di cambiarsi, liberarsi dei prodotti usati e, se necessario, lavarsi. Scuole e università risultano i luoghi meno adeguati alla gestione delle mestruazioni: 3 persone su 10, infatti, non trovano i bagni sicuri. 

 Inoltre, 1 persona su 5 è stata presa in giro almeno una volta a scuola, da amici maschi, o al lavoro, a causa delle mestruazioni. Di conseguenza, bambine e ragazze perdono in media 6,2 giorni di scuola in un anno a causa delle mestruazioni.  

Le voci di bambine e ragazze 

Per approfondire i risultati dell’indagine abbiamo deciso di raccogliere le testimonianze di persone che hanno, o hanno avuto, il ciclo mestruale, tra cui quelle di bambine e ragazze: molte di loro hanno sottolineato le difficoltà e i disagi causati da stigma e tabù che ancora circondano il ciclo mestruale, come anche dal dolore e dalla sua minimizzazione, che influenzano negativamente la loro vita quotidiana. Altre, invece, considerano le mestruazioni come un’occasione e un’opportunità per conoscere il proprio corpo, come un momento di cura e riposo, nonché come possibilità di supportarsi a vicenda in un contesto sociale molto spesso sfavorevole.  

“Fisicamente, sono distrutta da crampi mestruali incredibilmente forti; mentalmente, mi sento a terra perché non sono in grado di fare ciò che dovrei, o vorrei, fare per il troppo dolore. Spesso mi impedisce di partecipare a molte cose. Per il dolore e la stanchezza, l’unica cosa che vorrei davvero poter fare è stare a riposo.” (ragazza, 19 anni) 

“La paura di sporcarsi e far vedere il sangue mestruale sembra quasi un tabù. Questa paura la sentivo molto alle medie, adesso mi darebbe fastidio, sì, ma mi crea meno imbarazzo che alle medie. Poi l’imbarazzo mentre cammini in mezzo a tutti e sei sporca, lì per lì, ti senti a disagio, però dall’esterno mi viene da pensare “Ok, ti sei sporcata, ma non è che hai ucciso qualcuno”. Ci sono cose più gravi nella vita, anzi, questa cosa non è grave. Secondo me, è un mix tra un tabù e un disagio che prova la persona, ecco.” (ragazza, 19 anni) 

“Quando ho le mestruazioni e sono in giro, controllo, in primo luogo, se il bagno è pulito. Poi, se c’è tutto il materiale che vorrei usare in quel momento, quindi anche semplicemente la carta igienica, che non c’è quasi mai, almeno in università. Poi, se ci fossero gli assorbenti sarebbe molto utile. Anche semplicemente delle mutande monouso o un distributore.” (ragazza, 19 anni) 

“Le mestruazioni non sono qualcosa di cui ci si deve vergognare, anzi, devono essere motivo di unione per tutte e tutti.” (ragazza, 19 anni) 

Promuovere la salute mestruale nelle scuole: la modalità MHHM 

A livello globale, le mestruazioni influenzano ancora fortemente l’accesso e la partecipazione ai percorsi educativi per bambine e ragazze. Le limitazioni alla mobilità, la mancanza di strutture per gestire il flusso mestruale a scuola, la paura di avere perdite o di macchiare i vestiti legate a un clima di stigma e tabù, la carenza di informazioni adeguate e di supporto per curare eventuali dolori e/o patologie, rappresentano delle forti barriere al loro diritto all’educazione.  

Per questo motivo, all’interno della nostra strategia WASH (WAter, Sanitation and Hygiene), nei molti paesi in cui lavoriamo, abbiamo adottato la modalità di lavoro della gestione dell’igiene e della salute mestruale (MHHM, Menstrual Health & Hygiene Management), con un’attenzione specifica ai contesti educativi. Questa modalità include la riabilitazione e la costruzione di servizi idrici e igienici adatti alla gestione delle mestruazioni nelle scuole, e la fornitura di kit MHHM con prodotti mestruali appropriati, che possano permettere a bambine e ragazze di affrontare con dignità il proprio ciclo mestruale. Inoltre, organizziamo corsi di educazione alla salute mestruale nelle scuole e nelle comunità, affinché bambine, ragazze e le persone con mestruazioni possano conoscere il proprio corpo e le proprie esigenze, prendere decisioni libere e informate, e combattere stigma e tabù legati al ciclo mestruale. Nelle nostre attività, coinvolgiamo anche bambini e ragazzi; solo così possiamo ridurre lo stigma e il tabù associati alle mestruazioni, promuovendo un ambiente sicuro, rispettoso e solidale, nonché la parità di genere. 

Nel 2024 abbiamo introdotto un diario mestruale all’interno alle attività educative MHHM nelle scuole, in linea con le nostre metodologie di apprendimento e sensibilizzazione basate sul gioco. Il diario ha molteplici scopi: permette a chi ha le mestruazioni di monitorare la durata e la regolarità del ciclo mestruale e di prevedere l'inizio delle mestruazioni successive; aiuta a monitorare i cambiamenti o le irregolarità nella durata e nell'intensità del flusso, e registra sintomi specifici come il dolore o gli sbalzi d'umore. Inoltre, favorisce una maggiore consapevolezza del proprio corpo e dei propri cicli mestruali, offrendo una panoramica completa delle abitudini e dei cambiamenti nel tempo.  

Il Manifesto per la giustizia mestruale 

Proprio perché povertà e salute mestruale sono questioni di diritti umani, crediamo si arrivato il momento di cambiare prospettiva e adottare un’ottica di giustizia mestruale. Quando c’è giustizia mestruale tutte le persone che hanno le mestruazioni possono accedere ai prodotti mestruali che desiderano, sono libere di decidere per il proprio corpo, ricevono adeguate informazioni, vedono il proprio dolore riconosciuto e trattato, possono vivere il proprio ciclo mestruale libere da stigma e da disagio psicologico e non sono limitate nella partecipazione alla vita sociale.  

Queste riflessioni nascono da anni di impegno globale nelle scuole, nel settore WASH e nelle iniziative per la parità di genere: i progetti e gli interventi intrapresi, collaborando con le comunità, hanno fornito una ricca fonte di conoscenza e innovazione. Questo ci ha permesso di sviluppare proposte e soluzioni volte a promuovere la giustizia mestruale in diverse parti del mondo. Abbiamo così portato la nostra esperienza anche in Italia, adattando le conoscenze globali al contesto locale. 

Sulla base delle conoscenze acquisite sul campo, e con l’obiettivo di attivare una presa di coscienza collettiva e portare a un cambiamento concreto anche nel nostro paese, a febbraio 2024 abbiamo lanciato un Manifesto in sei passi per la giustizia mestruale, in modo da agire a livello nazionale. A nostro avviso, le azioni da intraprendere sono le seguenti: 

  1. Chiamiamole con il loro nome, chiamiamole tutt3: discutere apertamente di mestruazioni per rompere lo stigma e parlarne in maniera corretta, positiva e non giudicante.  Dobbiamo anche rendere questa conversazione inclusiva: non solo chi ha le mestruazioni, anche uomini e ragazzi dovrebbero parlarne. 
  1. Il ciclo mestruale non è un lusso: IVA 0%: chiediamo che l’Italia abolisca la Tampon Tax (la tassa sui prodotti mestruali), riconoscendo che non si tratta di beni di lusso, ma beni di prima necessità. 
  1. Prodotti mestruali gratuiti in tutte le scuole ed edifici pubblici: avere prodotti mestruali gratuiti e disponibili per chiunque è fondamentale per combattere la povertà mestruale e mettere le persone nelle condizioni di vivere le mestruazioni con dignità.  
  1. Educazione sessuo-affettiva nelle scuole: a partire dalla scuola dell’infanzia, per conoscere tutti gli aspetti cognitivi, emotivi, fisici e sociali della salute sessuale e riproduttiva, compresa quella mestruale, e prendere decisioni consapevoli sui propri corpi, sviluppare relazioni sociali e sessuali rispettose e assicurare la giustizia mestruale. 
  1. Prendiamoci cura: chiediamo di riconoscere tra i Livelli essenziali di assistenza (LEA) tutte le patologie e i disordini connessi al ciclo mestruale, in modo che la loro cura sia garantita dal Servizio Sanitario Nazionale. 
  1. Congedo mestruale, in modo che le persone con mestruazioni abbiano la possibilità di prendere ferie o di usufruire di giorni di malattia extra e retribuiti dal proprio impiego e/o lavorare in maniera flessibile durante il ciclo mestruale. 

Crediamo fortemente che tutte le persone possono attivarsi per combattere la povertà mestruale e promuovere la giustizia mestruale. Per questo, abbiamo creato un kit dell’attivismo mestruale, con cui ci impegniamo a scardinare i tabù e le discriminazioni legate al ciclo mestruale, affinché chiunque possa mobilitarsi e contribuire a creare un reale cambiamento. Il kit comprende una guida di sopravvivenza dell’attivista mestruale e tanti materiali e video-pillole per iniziare a parlare di mestruazioni con amici, amiche, famiglia, colleghi e colleghe, e consigli utili su come implementare i sei passi del nostro Manifesto. 

Vogliamo rompere il silenzio e i tabù! Per farlo, abbiamo anche collaborato con CHEAP, collettivo di arte pubblica, dando vita alla campagna “Legalize Mestruazioni”. Una serie di manifesti è già apparsa per il centro di Bologna, con la parola MESTRUAZIONI a lettere cubitali, portando nello spazio pubblico un argomento che è sempre stato considerato privato.   

Un mondo a misura di bambine e ragazze 

Ciò che accomuna l’esperienza di bambine e ragazze è che, ancora oggi, tabù e stigma sul ciclo mestruale e mestruazioni sono la regola. Questi diventano un argomento chiuso e sottovalutato, che rende più difficile parlare non solo di aspetti medici, come l’igiene mestruale e il dolore, ma anche degli aspetti emotivi, fisici e sociali della salute sessuale e riproduttiva. Infatti, i nostri sistemi sociali, ancora troppo strutturati a misura di un modello di uomo adulto, non tengono conto delle esperienze e delle esigenze specifiche che bambine e ragazze incontrano quando si tratta di salute mestruale. Di conseguenza, le mestruazioni diventano una barriera all’educazione, alla salute e alla partecipazione sociale. 

È per contrastare queste discriminazioni che riteniamo fondamentale che la salute mestruale venga riconosciuta come parte integrante del diritto alla salute, perché il ciclo mestruale non è una questione personale, ma una questione di salute pubblica e diritti umani. Adottare una prospettiva di giustizia e salute mestruale permette, infatti, di favorire processi di trasformazione che consentono a bambine e ragazze, e a tutte le persone con le mestruazioni, di raggiungere il loro pieno potenziale, promuovendo la loro partecipazione attiva e paritaria alla vita sociale, economica e politica delle comunità.