“Sono a Ventimiglia con mia figlia Precious di 1 anno e 8 mesi da alcuni giorni e vorrei andare in Francia per raggiungere il suo papà che vive a Marsiglia. Ho già tentato tre volte di attraversare la frontiera, sempre in treno, ma mi hanno sempre respinto. Una volta mi ero messa una parrucca bionda, per essere meno riconoscibile, un’altra volta una cuffia che mi coprisse i capelli ricci da africana. Quando mi hanno preso, mi hanno portato nella caserma francese, nei container: lì non c’è niente, solo una sedia per riposare con la bimba in braccio, niente di più”. Ifeoma ha 28 anni, viene dalla Nigeria ed è a Ventimiglia per provare ad attraversare la frontiera con la Francia. Nel 2020, però, al confine sono state respinte oltre 22 mila persone.
È per questo che in occasione della Giornata Internazionale del Rifugiato di domenica 20 giugno, abbiamo deciso di raccontare la sua storia, e quella di molti altri, nel report “Ventimiglia: il viaggio dei migranti tra pandemia e nuove accoglienze”, nato per raccontare le storie di chi, ogni giorno, vi arriva alla ricerca di una vita migliore: persone invisibili che restano spesso intrappolate in un infinito andirivieni, tra partenza, respingimento, ripartenza, respingimento.
Molti migranti arrivano a Ventimiglia dopo essere sbarcati a Lampedusa, altri provengono dalla rotta balcanica. Ci sono poi quelli che vivono in Italia già da anni, ma che hanno perso la protezione umanitaria o a cui la Commissione territoriale ha negato l’asilo politico. E infine ci sono i “dublinati”, migranti che sono stati intercettati in un altro Stato europeo e rimandati in Italia in quanto primo Paese in cui sono stati identificati, secondo quanto stabilito dal Trattato di Dublino.
“La maggior parte dei tentativi di attraversare il confine fallisce e i migranti vengono riportati in Italia, compresi i minori non accompagnati – ha dichiarato Marco Chiesara, Presidente di WeWorld – Le persone però continuano a ritentare il passaggio, spesso affidandosi ai passeurs, nascosti in un portabagagli delle auto o nel retro di un camion”.
Ogni anno sono circa 30.000 i migranti che giungono a Ventimiglia. Dalla chiusura del Campo Roja, un presidio della Croce Rossa italiana dove venivano accolti i migranti di passaggio, chi non riesce ad attraversare il confine e a proseguire il proprio viaggio, non ha un luogo dove stare in città. Circa 300 persone al giorno nell’ultimo mese. La notte uomini, donne e bambini cercano riparo nei luoghi più disparati.
Per sopperire alla chiusura del Campo Roja, insieme a Caritas e Diaconia Valdese a novembre 2020, abbiamo aperto una casa di accoglienza per famiglie e donne. Fino ad oggi abbiamo accolto 222 nuclei familiari, di cui 127 uomini, 258 donne e 208 minori. Di questi il 14,41% proviene dall’Asia, il 12,61% dal Nord Africa e il 73,42% dall’ Africa Subsahariana.
“Dopo essere stata rilasciata, alla frontiera non passava l’autobus per riportarmi a Ventimiglia: avrei dovuto camminare più di otto chilometri con la valigia e la bambina in braccio. Per fortuna lo staff di WeWorld mi ha riaccompagnato e mi ha dato un posto dove dormire – conclude Ifeoma - Il mio sogno è di raggiungere il mio compagno in Francia. Mi piace molto cucinare e mi piacerebbe lavorare preparando cibo italiano, soprattutto la pasta”.
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