Il 4 agosto 2020 l’esplosione del porto di Beirut, in Libano, causò 207 morti, 6.500 feriti e 300mila sfollati. A un anno di distanza abbiamo voluto riportare l’attenzione sul Paese del Medio Oriente.
Come testimonia il toccante fotoreportage della fotografa internazionale Francesca Volpi, che ha ritratto per noi le condizioni della popolazione libanese, l’esplosione del porto di Beirut ha solo messo in luce ancora di più la situazione critica delle persone che subiscono gli effetti di una crisi economica e sociale devastante, in costante peggioramento da anni e che sì è amplificata a causa della pandemia e dell’esplosione a Beirut.
“Dopo un anno, il Libano affronta uno dei momenti più difficili della sua storia” commenta Vincenzo Paladino, ECHO Program Manager di WeWorld. “Questa tragedia si è sommata agli effetti della crisi siriana del 2011 per cui il Paese conta sul suo territorio circa 1,5 milioni di rifugiati contro una popolazione stimata di 4,2 milioni di libanesi, e alla crisi socio-economica aggravatasi con la pandemia”.
La situazione è peggiorata a causa della svalutazione della moneta locale rispetto al dollaro: “Il settore bancario libanese è sull’orlo del collasso; il tasso di disoccupazione è aumentato del 50% nei settori commerciali, e il tasso di povertà ha ormai superato il 50%. Sia i rifugiati siriani che la popolazione libanese sono a rischio sicurezza alimentare e hanno urgente bisogno di vedere garantiti la propria sicurezza alimentare, l’accesso ai servizi e la copertura delle spese di base”.
Dopo il 4 agosto 2020 WeWorld si è attivata anche per sostenere le famiglie colpite dall’esplosione a Beirut, rendendo nuovamente disponibili 174 appartamenti di famiglie vulnerabili, una libreria e un parco pubblico danneggiati dall’esplosione e fornendo assistenza economica a 319 famiglie.
Se non arriveranno aiuti esterni lo Stato libanese presto non sarà in grado di rispondere ai bisogni primari della popolazione, presenti ben prima dell’esplosione, e a fornire servizi essenziali come acqua ed energia. “Ora più che mai serve intervenire in modo ampio, non solo sulle conseguenze dell’esplosione ma su tutte le criticità che da anni rendono difficile la vita delle comunità in Libano. Criticità che l’esplosione ha reso più aspre ed evidenti, insieme agli effetti della pandemia che stanno devastando il Paese”, conclude Stefania Piccinelli, Responsabile dei programmi internazionali di WeWorld.
L’intervento in Libano
In Libano portiamo assistenza di base nelle emergenze, sostegno alla comunità attraverso il miglioramento della gestione dell'acqua a livello nazionale e il ripristino delle infrastrutture pubbliche. Per quanto riguarda i gruppi vulnerabili, operiamo in supporto dei rifugiati siriani, della comunità ospitante, dei giovani, delle donne, delle istituzioni e delle ONG locali, attraverso azioni di capacity building.
Infine, per migliorare l'accesso a servizi educativi di qualità, uno dei progetti mira a potenziare le attività scolastiche e ad aumentare il tasso di iscrizione attraverso il miglioramento delle capacità di accoglienza e di integrazione delle scuole, promuovendo l'inclusione scolastica dei bambini con esigenze particolari.
Sul fronte dell’approvvigionamento idrico (programma WASH), i nostri progetti nella Valle della Bekaa e ad Akkar promuovono la gestione efficiente delle risorse idriche e una diminuzione dei costi di mantenimento del settore, per garantire il miglioramento del servizio e la sostenibilità dell’approvvigionamento idrico.
Per quanto riguarda la lunga crisi umanitaria, che ha aumentato la vulnerabilità delle persone con disabilità e dei loro familiari, sia libanesi che siriani, realizziamo programmi di protezione e prevenzione pensati specificatamente per le esigenze dei disabili.
La crisi siriana
Per sostenere le categorie più vulnerabili, agiamo per attenuare le conseguenze negative, sociali ed economiche, della crisi siriana, favorendo l'accesso al reddito e all'occupazione, in particolare per le donne, i giovani e le persone con disabilità, attraverso il rafforzamento delle loro capacità tecniche, l'accesso alle opportunità di lavoro disponibili sul mercato locale e il sostegno dell’autoimprenditorialità. Contribuisce a creare occasioni di impiego sia per i libanesi che per i rifugiati siriani, rafforzando una convivenza pacifica.
Raccolta fondi
Dopo l’esplosione ci siamo subito attivati per supportare i più vulnerabili distribuendo kit per l’acqua pulita e per l’igiene personale, oltre ai kit di prevenzione da Covid-19 e di primo soccorso.