
Il racconto dei laboratori di My Activist Revolution che hanno permesso a 60 giovani di incontrarsi e parlare di temi di attualità in Italia e nel mondo
I laboratori sono stati organizzati e realizzati con la collaborazione di CSAPSA2
La creatività e l’arte possono essere un motore di cambiamento? Possono aiutarci a decifrare il presente, a cogliere le connessioni tra crisi locali e globali, a trasformare la riflessione in azione?
A Bologna, i quattro laboratori del progetto My Activist Revolution hanno provato a dare una risposta concreta. 60 partecipanti, quattro laboratori, quattro esperienze diverse in cui fotografia, podcast, arte nello spazio pubblico e illustrazione sono diventati strumenti per interrogarsi sulle sfide locali e globali.
I laboratori non sono stati solo semplici momenti formativi, ma esperienze concrete di partecipazione. Ogni attività è stata pensata per offrire uno spazio di ascolto per giovani, stimolare nelle persone coinvolte il pensiero critico, incoraggiare il dibattito, promuovere la partecipazione e la collaborazione e fornire strumenti creativi con cui esprimere idee e richieste.
Il percorso di My Activist Revolution, finanziato dal programma CERV dell’Unione Europea e portato avanti da WeWorld da molti anni insieme ad organizzazioni della società civile basate in Austria, Polonia, Slovenia, permette ai e alle giovani partecipanti di far parte di un percorso educativo, di attivismo e di advocacy. Questi 4 laboratori costituiscono la base del prossimo Manifesto Europeo dei Giovani e delle Giovani, documento che raccoglierà le istanze delle persone partecipanti al progetto provenienti dai Paesi aderenti al progetto. Il manifesto verrà poi presentato al Parlamento Europeo a Bruxelles nei primi mesi del 2026, davanti a una rappresentanza di Parlamentari Europei e della Commissione Europea.
Laboratorio 1: Osserva, scatta, comunica: La Fotografia come strumento di cambiamento (22 novembre, Spazio d’Opportunità)
Viviamo in un’epoca in cui siamo sommersi dalle immagini: dalle sfide globali agli eventi di tutti i giorni, tutto scorre velocemente davanti ai nostri occhi. Vediamo tutto e, paradossalmente, sempre meno. Ma la fotografia può essere ancora uno strumento di denuncia?
Michele Lapini, fotografo, ha guidato le persone partecipanti in un viaggio visivo per rispondere a questa domanda, esplorando il ruolo della fotografia nel raccontare temi sociali, ambientali e politici. Attraverso l’analisi delle sue fotografie — immagini che spesso possiamo incontrare nella nostra quotidianità, sia online che offline — ha stimolato una riflessione e una discussione collettiva sulle emozioni che queste foto possono suscitare e sul loro impatto nella lettura della realtà.
Le persone partecipanti in gruppi hanno poi trasformato le riflessioni in azione, creando cartelloni di denuncia con parole e fotografie d’impatto.
Qui sotto, alcuni scatti del loro lavoro.
Laboratorio 2: Dialogo aperto sul futuro dei diritti. Un’occasione di condivisione tra giovani e creazione di un podcast (3 dicembre, Spazio di Opportunità)
Cosa ci fa sentire al sicuro? E cosa invece ci fa paura, ci fa rabbia? Guidati da Giacomo Tarsitano, consigliere del Comune di Bologna - attivo sui temi giovani, cultura e legalità, nuove cittadinanze, salute e sport - le persone partecipanti si sono confrontati sul tema dei diritti e sul vivere lo spazio pubblico. Dal brainstorming collettivo sono emersi sentimenti di paura, ingiustizia e solitudine, ma anche un forte desiderio di creare spazi sicuri e inclusivi.
Dopo una lettura e una discussione collettiva sul Disegno di Legge 1660 sulla sicurezza, attualmente in discussione al Senato, in gruppi hanno avuto l'opportunità di sperimentare le tecniche radiofoniche di base. Hanno trasformato le loro riflessioni in quattro episodi di podcast, dove hanno immaginato luoghi ideali in grado di rispondere alla propria idea di sicurezza. Questi spazi sono stati pensati per accogliere e affrontare le paure e le rabbie condivise all'inizio del laboratorio. Sono nati così quattro spazi, raccontati nel podcast che potete ascoltare di seguito.
Per ascoltare il podcast "I nostri spazi sicuri": clicca qui.
Il podcast è stato realizzato da Giacomo Tarsitano.
Promuoviamo dibattito, pensiero critico e cittadinanza attiva per la promozione e la tutela del diritto di libertà di espressione e di manifestazione pacifica, a scapito di politiche securitarie e criminalizzanti nei confronti del dissenso.
Arte, Attivismo, Azione nello spazio pubblico (13 e 14 dicembre, Liceo Artistico Arcangeli)
Gli spazi pubblici possono essere luoghi di socializzazione, ma anche spazi per far sentire la propria voce. In che modo?
Flavia Tommasini, del collettivo CHEAP, ha condotto il terzo laboratorio con la classe di prima superiore del Liceo artistico Arcangeli, stimolando una riflessione sull'arte e sull'attivismo nei luoghi pubblici. Durante il laboratorio, insieme alla classe hanno esplorato come gli spazi pubblici possano diventare luoghi di espressione contro le ingiustizie sociali, affrontando temi come gli stereotipi e le discriminazioni. Da questa riflessione è nato uno slogan provocatorio: "Essendə tuttə diversə, siamə tuttə extraterrestrə", trasformato poi in uno striscione dipinto con stencil e bombolette spray, pronto per essere utilizzato in future manifestazioni e azioni di attivismo.
Capitalismi e consumismi: verso modelli di consumo sostenibile. Un focus sugli allevamenti intensivi (19 dicembre, Circolo Arci Guernelli)
Il quarto e ultimo laboratorio ha visto le persone partecipanti riflettere sui capitalismi e i loro effetti, partendo da una domanda incisiva: Cosa significa capitalismo?
Questo interrogativo ha dato il via a una discussione collettiva che ha affrontato temi come lo sfruttamento dei lavoratori, il consumismo, la crisi climatica e gli allevamenti intensivi. Il confronto non si è limitato alle parole. Con l’aiuto dell’illustratrice Iolanda Parmeggiani, le riflessioni si sono concretizzate in disegni, impressi su tote bag, oggetti quotidiani che diventano messaggi in movimento.
Attraverso i laboratori di My Activist Revolution le persone partecipanti hanno avuto l'opportunità di esplorare e confrontarsi con le sfide attuali, cercando connessioni e soluzioni. Questi momenti di riflessione e creatività hanno promosso la cittadinanza attiva, l'inclusione e la partecipazione dei e delle giovani ai processi democratici, gettando le basi per un impegno continuo nella costruzione del proprio diritto al futuro, più giusto, equo e sostenibile.
Il percorso proseguirà con la conferenza nazionale, prevista il 28 febbraio a Bologna, dove i giovani e le giovani si ritroveranno per confrontarsi sui temi emersi nei laboratori, approfondirli e trasformarli in una serie di richieste collettive. Queste saranno poi discusse a Lubiana, durante la prima conferenza internazionale, dove le persone partecipanti incontreranno i loro coetanei dagli altri Paesi del progetto (Australia, Polonia e Slovenia) per confrontarsi sulle richieste emerse dai laboratori nei quattro Paesi coinvolti.
Per iscriversi alla Conferenza Nazionale prevista il 28 febbraio presso la Casa di Quartiere Scipione dal Ferro clicca qui.
Per maggiori informazioni su My Activist Revolution clicca qui.