"Mi chiamo Sveta. Siamo arrivati qui a Lviv nell'Ucraina occidentale, ad aprile. La donna che è qui con me è mia madre. Mio marito è in ospedale. Ho un figlio di 20 anni, che è studente ed è tornato a Kharkiv. L’altro, il più giovane, ha 13 anni, è appassionato di calcio e l'hanno preso in una scuola di calcio. Qui insieme a noi vive Angelina, 12 anni, ha perso la mamma a gennaio".
Abbiamo incontrato Sveta a fine novembre a Lviv, dove si sono rifugiate tante persone provenienti da una delle zone più colpite del Paese, Kharkiv; recentemente liberata ma molto danneggiata e ancora vittima di bombardamenti quotidiani. La storia di Sveta è unica ma simile a quella di milioni di persone in Ucraina che sono scappate dalle proprie case e hanno perso tutto a causa della guerra. È per questo che siamo presenti in Ucraina dall’inizio del conflitto, supportando le comunità più vulnerabili che in questo momento hanno urgente bisogno di vestici caldi, coperte e stufe per combattere il gelo. Le condizioni nel Paese peggiorano ogni giorno: non c’è energia elettrica, non ci sono riscaldamenti e le temperature continuano a precipitare.
“Le condizioni in cui ci siamo trasferiti erano terribili - racconta - c'era molto rumore (di allarmi e bombardamenti, NdR). Ora la situazione è migliorata, pare non esserci molto rumore. La priorità per noi sono i vestiti. Abbiamo degli abiti di seconda mano, donati da alcune organizzazioni di carità, ma la qualità a volte è davvero vecchia e scadente. Il cibo invece non è male perché ci danno del cibo pronto e a volte anche altri prodotti freschi, come la frutta. Stiamo valutando di tornare a casa, ma il fatto di avere Angelina in affido non ci permette di passare, proprio non ce lo consentono perché può essere pericoloso, ma noi vorremmo tanto tornare a casa. Un’altra priorità è la biancheria: lenzuola, federe e coperte.
Il viaggio del nostro presidente in Ucraina
“La situazione è molto peggio di quanto immaginassi tra chi vive ancora nelle proprie abitazioni e non sa come riscaldarle e chi vive nei centri di accoglienza informali e non ha più nulla, spesso nemmeno un giaccone con cui ripararsi – racconta il nostro presidente Marco Chiesara di rientro ad una visita dei nostri interventi ad Irpin dove abbiamo distribuito 3000 kit per l’inverno per 200 famiglie - I sistemi di fornitura di acqua, elettricità e gas danneggiati o non funzionanti rendono la situazione ancora più complessa e la possibilità di riattivare i mercati locali sempre più lontana. Il sostegno attraverso l'assistenza in denaro rimane uno dei bisogni più sentiti dalla popolazione colpita, senza dimenticare altri bisogni primari come la ricezione di cibo, kit igienici, medicinali e mezzi alternativi per riscaldare e illuminare le case: occorrono candele, sistemi solari, generatori, batterie, indumenti termici o caldi e coperte. In questi mesi abbiamo assistito alle devastazioni della guerra, che non riguardano solo le città, ma anche e soprattutto le persone, a cui diamo sostegno psicologico perché in queste drammatiche circostanze affrontare i problemi di salute mentale rimane una priorità”.
Attualmente infatti lavoriamo a Lviv, Kharkiv, Izmail (regione di Odessa) e Kyiv dove, nell’ambito di un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo offriamo sostegno economico per l’acquisto di medicine, cibo e riparo e stiamo distribuendo kit per l’inverno – composti da due coperte pesanti e una stufa - per oltre 2400 persone.
In viaggio con lui anche Stefania Piccinelli, responsabile programmi internazionali di WeWorld, che ha conosciuto Yana, lei ha deciso di non lasciare il Paese
"Yana è una giovane donna di Irpin, non ha figli ed è molto legata alla sua terra e alla sua comunità che ha cercato di supportare anche durante il periodo peggiore – racconta Stefania Piccinelli - Ha lasciato la città solo per 5 giorni a fine marzo, quando era sotto assedio e bombardamenti continui. Ha perso tutto e mi ha ringraziato e abbracciato fortissimo. Ho capito quanto i piumoni e una stufa siano ben più di beni essenziali per una persona che sta affrontando un inverno sotto la neve a -7 per i tre quarti della giornata senza elettricità e riscaldamento".
Grazie al sostegno ricevuto fino ad oggi, da donatori, donatrici e aziende, stiamo distribuendo 16.000 capi per l'inverno proprio a Irpin e Lviv ma possiamo fare molto di più.
Lavoriamo ogni giorno per raggiungere quante più persone possibili con beni di primo soccorso, vestiti caldi e stufe per ripararsi dal gelido inverno. Aiutaci anche tu:
- Con 25 euro assicuri acqua pulita e pasti caldi per un mese a una famiglia
- Con 75 euro assicuri tre coperte termiche e tre sacchi a pelo a chi ha perso tutto a causa della guerra
- Con 150 euro garantisci un riparo sicuro e beni di prima necessità nelle strutture di accoglienza.
Inoltre, i fondi raccolti serviranno anche per garantire assistenza in denaro e sostegno psicosociale e sanitario per i bambini, le bambine e per le persone più vulnerabili.