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Scopri di piùWeWorld è in Tunisia dal 2012 a sostegno delle componenti più vulnerabili delle comunità, con progetti volti a rafforzare la società civile, l’empowerment femminile, l’inclusione dei giovani. Inoltre, siamo impegnati a rafforzare l’economia sociale e solidale e la governance del paese.
Dalla Rivoluzione dei Gelsomini del 2011, la Tunisia ha dovuto affrontare sfide politiche e socioeconomiche, sperimentando 14 cambi di governo nell'ultimo decennio, tra tensioni sociali e una lenta ripresa economica.
Sfide economiche. Il Paese sta affrontando sin dal 2011 una crisi segnata dal rallentamento della crescita economica, aggravata dalla pandemia COVID-19 e dal conflitto Russia-Ucraina. Fattori come la riduzione della produttività, l'eccessiva regolamentazione, la limitazione del commercio, degli investimenti e dell'innovazione hanno contribuito a una scarsa crescita del PIL dal 2011. Nel frattempo, le opportunità di lavoro sono rimaste scarse e la disoccupazione elevata, soprattutto tra le donne, i giovani e i laureati.
Disparità sociali. La Tunisia lotta con un modello di sviluppo a doppia esclusione: socialmente, marginalizza i gruppi vulnerabili attraverso l’instabilità lavorativa e dell’ assistenza sociale; geograficamente, trascura le regioni interne, non riuscendo ad attuare sforzi mirati per stimolare l'occupazione e migliorare gli standard di vita. Nel 2022, la disoccupazione nelle aree rurali ha raggiunto il 15,2%, colpendo in particolar modo giovani e donne. Le donne subiscono discriminazioni nell'occupazione, disuguaglianze nell'accesso ai posti di lavoro e condizioni di lavoro inferiori agli standard. Allo stesso modo, le disparità tra aree rurali e urbane continuano ad aumentare, con i tassi di povertà più elevati concentrati nelle prime, che spesso superano il 33%, rispetto a una media nazionale del 21%.
Instabilità politica. La Tunisia sta vivendo nuove turbolenze, con un’erosa fiducia dell’opinione pubblica nella capacità del governo di affrontare le sfide socioeconomiche. In risposta a questa crisi istituzionale e all'ondata di proteste diffuse nel paese, il presidente tunisino ha compiuto passi decisivi per consolidare la sua autorità attraverso decreti, sciogliendo le istituzioni e mettendo a tacere gli oppositori. Così facendo, gli sforzi per decentralizzare la governance sono stati di conseguenza vanificati, minando il potenziale per affrontare le disparità regionali e dinamizzare lo sviluppo locale. Anche le organizzazioni della società civile sono nel mirino del governo, che sta cercando di interferire legislativamente con la loro libertà di associazione e, più in generale, con la salvaguardia dei diritti civili.
Siamo presenti in Tunisia dal 2012, con un ufficio di coordinamento a Tunisi e due uffici sul campo a Sidi Bouzid e Kébili.
Nel corso degli anni, abbiamo realizzato progetti in 15 diversi governatorati, con un'attenzione particolare alle regioni che presentano il più alto livello di svantaggio e un accesso limitato ai servizi e alle opportunità rispetto alle altre aree. Attraverso il nostro lavoro, abbiamo sviluppato e migliorato competenze tecniche e acquisito esperienza operativa in tre componenti multisettoriali:
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