Le regioni del paese coinvolte nel progetto sono caratterizzate da un elevato grado di insicurezza alimentare. Durante i periodi fra un raccolto e l’altro gli abitanti delle zone rurali, a causa dell’insufficiente livello produttivo, sono costretti ad adottare delle strategie di sopravvivenza negative come l’indebitamento, la vendita di animali, la migrazione dei giovani verso le città (o altri paesi) e l’abbandono dei campi per andare a lavorare come giornalieri presso i grandi proprietari terrieri.
Questa situazione si rispecchia sullo stato nutrizionale della popolazione. Secondo i dati SMART (Dicembre 2016), il tasso di malnutrizione globale e quello cronico nelle province del Nord e del Sahel sono più alte delle medie nazionali. In queste due aree, meno del 15% dei bambini tra i 6-23 mesi ha accesso ad una alimentazione diversificata e minimamente accettabile; il 42,2% delle famiglie sono povere e il 34,9% estremamente povere. Gli altri principali fattori di vulnerabilità sono: il limitato accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base (rispettivamente meno del 50% e del 10%); il degrado dell’ambiente causato dalla pressione demografica e dagli effetti del cambiamento climatico, la presenza di sfollati provenienti dal nord del Mali (sono nel Sahel si registrano 28.800 persone) e l’infiltrazione di gruppi jihadisti Maliani che rendono ancora più fragile gli equilibri locali. Il progetto vuole pertanto rispondere a tale situazione e si inserisce nel quadro dell’Alleanza Globale per la Resilienza (AGIR) definito dal governo del Burkina Faso che, attraverso l’azione coordinata di 9 ONG Internazionali promuove la strategia LRRD garantendo la transizione graduale da un approccio d’emergenza allo sviluppo.