A partire dal 2013, il numero di migranti cambogiani in Tailandia è aumentato ogni anno. Nel 2015 c'erano fino a 2 milioni di migranti cambogiani, di questi solo circa il 20% è stato registrato come migrante regolare. I migranti cambogiani sono estremamente vulnerabili, visti i bassi livelli educativi e la mancanza di informazioni sulla migrazione sicura e sui loro diritti.
Il Governo e le organizzazioni civili cambogiane sono deboli nelle attività di advocacy, all'interno e all'esterno del paese. Si registrano molti casi di migranti bloccati all'interno delle fabbriche di pesce tailandesi obbligati a vivere in schiavitù, in condizioni degradanti, senza la possibilità di uscire e a rischio di abusi da parte di altri migranti. Inoltre, molti migranti sono perseguitati da trafficanti responsabili di perpetrare forme di schiavitù contemporanee attraverso la tratta degli esseri umani - in particolare donne e bambini - e lo sfruttamento lavorativo. Sono molti i fattori che contribuiscono allo sfruttamento dei lavoratori migranti: l'esecuzione inefficiente degli attuali piani d'azione governativi – di Cambogia e Thailandia, l'uso inadeguato della normativa a difesa delle vittime, le procedure giuridiche non efficaci e il malfunzionamento delle Agenzie di Assunzione private alle quali, secondo la legge cambogiana, i migranti sarebbe obbligati a fare riferimento a datori di lavoro thailandesi che tendono a trarre vantaggio dalla posizione estremamente debole dei migranti. Il progetto cerca di promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali, migliorando la capacità delle Organizzazioni della Società Civile a partecipare a partenariati multi-attivi con le autorità locali per promuovere e perseguire un programma comune a livello locale, nazionale e di ASEAN che sia in grado di fornire il sostegno necessario ai migranti, con l'obiettivo principale di prevenire la tratta di esseri umani, la detenzione arbitraria e di facilitare l'accesso alla giustizia